CAMPI DI STERMINIO IN TEMPO DI PACE
In questi ultimi decenni si è andata sempre di più sviluppandosi una
coscienza animalista in virtù delle molte associazioni impegnate in
difesa dei diritti degli animali a condanna di ogni violenza su l'uomo,
sull'animale e sulla natura. La battaglia, su molti fronti, si
estrinseca contro la vivisezione, la caccia, le pellicce, gli zoo, i
circhi equestri ecc. nel tentativo di
liberare gli animali dalla terribile condizione cui sono stati
condannati dalla società moderna cosiddetta civile
Le tematiche
portate avanti dai protezionisti (che investono la sfera sociale a
livello etico, scientifico, economico) non sono state associate, a mio
avviso, alla parte più drammatica del problema, la mattazione che resta
come l'ultimo ostacolo da abbattere in difesa degli animali. Pochi sono
infatti gli stessi animalisti impegnati in questo settore e pochi coloro
che sanno essere coerenti in questo ideale di giustizia e d'amore per
essere di conseguenza vegetariani in modo da dare una spinta verso
l'attuazione di una dieta incruenta ostacolando la tendenza comune della
gente a nutrirsi di cadaveri, e mentre condanna - almeno in teoria,
ogni violenza sugli animali accetta come scontata l'estrema violenza
della mattazione perché non sa o non vuole rinunciare al piacere di un
piatto prelibato anche se costa la vita ad un essere vivente
biologicamente fatto come l'uomo.
Se la lotta alla violenza
della mattazione è rimasta indietro rispetto le lotte alle altre
violenze sugli animali in gran parte dipende dalla poca informazione
della gente su l'inferno che sono gli allevamenti intensivi e la stessa
mattazione. Finché la gente sarà tenuta all'oscuro degli effetti
raccapriccianti che precedono l'elegante bistecca a tavola; finché non
saranno mostrati gli orrori dei mattatoi nessuno si sentirà in colpa
dell'immane ingiustizia e dei fiumi di sangue che ogni giorno vengono
versati lontani dalla vista delle persone che accettano sia compiuto
l'orrore ma non di vederne gli effetti; si continuerà a scaricare sugli
altri questa disumana abitudine alimentare: I'allevatore alleva animali
perché il macellaio ne fa richiesta, il macellaio chiede la carne perché
la gentile signora andrà a comperare la fettina e la gente mangia la
carne perché ipocriticamente sostiene quell'animale è già stato ucciso. E
così, sulla pelle di miliardi di animali massacrati ogni giorno
lievitano gli interessi dei grandi allevatori, delle industrie
zootecnico-alimentari e delle industrie chimicofarmaceutiche a danno
della salute umana, dal momento che coll'aumento del consumo della carne
sono aumentate le malattie più terribili, come gli infarti, i tumori,
il diabete, I'arteriosclerosi, i disturbi gastrointestinali, gli
squilibri mentali ecc. Allo spaventoso crescendo di orrori, di
sofferenze e di morte a danno degli animali, sacrificati sull'altare
della crapula e dell'egoismo umano, (diretta somiglianza dei sangunari
riti pagani come dei danteschi gironi infernali) si associa un crescendo
di nuove malattie sempre più incurabili, contestualmente ad una
diminuizione delle capacità immunitarie dell'organismo umano.
Dopo millenni di regime pressoché vegetariano la carne oramai è assurta a
status symbol di benessere economico. Come per placare una fame
ancestrale di carne, da sempre esclusiva pietanza di nobili e
signorotti. Oggi la gente del mondo occidentale si ingozza di carne
due-tre volte al giorno, con un consumo medio, solo in Italia, di 80 Kg a
testa, mentre il sud muore di fame per produrre i foraggi che
serviranno ad ingrassare le nostre bistecche.
Oggi in Italia
si allevano circa 500 milioni di animali all'anno negli allevamenti
intensivi, in cui gli animali vengono fatti riprodurre con fecondazione
artificiale. I megallevamenti inquinano il suolo, le falde acquifere i
fiumi, i mari a causa delle deiezioni intrise di fosforo e azoto. Solo
nella Pianura Padana gli allevamenti inquinano quanto una popolazione di
65 milioni di persone.
Nei 15.000 mattatoi presenti nel nostro
paese vengono macellati ogni anno 5 milioni di bovini, 12 milioni di
suini, 400 milioni di polli, senza contare gli equini, gli ovini ecc.
Praticamente ogni italiano ha sulla coscienza l'uccisione di almeno 10
animali all'anno, compresi quelli di grossa mole.
Questa
cultura disumanizzante non solo considera lecita I'ecatombe giornaliera
di tanti animali dotati di intelligenza e sensibilità ma non si
preoccupa nemmeno di rendere meno dolorosa la loro uccisione applicando
le normative vigenti stabilite dalla legge, che prevedono lo stordimento
degli animali da maceIlazione in modo da evitare stress e sofferenza
tramite anestesia. I pochi mattatoi che mettono in pratica tali
direttive sono quelli controllati da associazioni zoofile...
La
direttiva CEE che vieta l'impiego di estrogeni negli alimenti per
animali è in vigore dall'88, ma le industrie dei mangimi e dei farmaci
hanno aggirato l'ostacolo somministrando prodotti a base di zinco (che
al pari degli estrogeni servono a stimolare l'ormone della crescita) che
nell'uomo causa spossatezza, diarrea, ottundimento dei riflessi,
alterazione nei reni e nel pancreas, depressione, tremori, mancanza di
coordinamento muscolare ecc. Non solo, si viene a sapere che soltanto
dopo le proteste e gli allarmi lanciati da ogni direzione per la
somministrazione di betabloccanti ai vitelli importati dai paesi
europei, il ministro alla sanità decide di imporre l'obbligo del
controllo del 10% della carne che arriva alle dogane: pensando agli
effetti sulla salute umana dei betabloccanti (potente farmaco che serve a
curare i cardiopatici, gli ipertesi) c'è da far accapponare la pelle
pensando a quante fettine a base di questo medicinale sono state
consumate dagli ignari italiani.
Ogni anticamera d'allevamento è
una vera e propria farmacia: assieme ad un pappone schifoso e
repellente agli animali viene somministrato ogni tipo di farmaco:
cortisonici, antibiotici, sulfamidici, betabloccanti, vitaminizzanti
ecc. che finiscono poi nel metabolismo di chi mangia la carne.
D’altronde non si può pretendere che gli animali costretti a vivere in
ambienti innaturali, costantemente illuminati al neon, tenuti a
temperatura costante (per non far consumare le calorie ingerite), su
pavimenti in cemento inclinato per permettere il deflusso dei liquami o,
come per i suini, su assi di legno distanziate che finiscono con lo
storcere gli zoccoli agli animali (infatti il 70% dei suini alla
macellazione si presentano storpi) non abbiamo bisogno di essere tenuti
in piedi con i farmaci, anche a causa dello stress che determina
l'abbattimento del sistema immunitario predisponendoli a qualsiasi
infezione.
Il concetto che si segue negli allevamenti intensivi
è produrre un vitello più grosso possibile, nel più breve tempo
possibile, nel minore spazio possibile. Così gli animali sono costretti a
passare la loro breve e tristissima esistenza in spazi così angusti da
non potersi nemmeno girare, sdraiarsi o leccarsi; solo la testa spunta
fuori dal box: gli è consentito solo mangiare e mordere disperatamente
le sbarre metalliche. Certi suini diventano così grassi che muoiono
d'infarto ai primi passi.
E' degli ultimi tempi la notizia
venuta dall'Inghilterra dove centinaia di bovini (animali vegetariani)
alimentati con farina di carne di pecore infette hanno accusato la
"sindrome delle vacche pazze".
Il vitello da cosiddetta carne
bianca, al quale viene espressamente impedito di camminare, spesso viene
tenuto in catena per anni o per tutto il ciclo di produzione se si
tratta da bovini da latte o scrofe da riproduzione. Quest’ultime sono
costrette a partorire in continuazione in spazi poco più grandi del loro
volume corporeo. E' assai evidente la sofferenza delle madri di non
poter assecondare la loro natura e preparare un riparo per i piccoli.
Nei capannoni l'atmosfera è lugubre, il fetore stomachevole, le urla
dei suini (quasi umane) è raccapricciante; il sovraffollamento spesso
determina la pazzia: si manifestano atti di cannibalismo ed i suini
spesso arrivano a staccare a morsi la coda a qualche loro compagno:
problema che gli allevatori spesso risolvono tagliando la coda ai
disgraziati animali piuttosto che concedere loro più spazio. Grande deve
essere la sofferenza per queste creature nate per pascolare libere
mangiando la verde erba dei campi, invece condannate a vita nei campi di
concentramento animali.
Gli animali ingrassati al punto giusto
vengono trasportati su camion blindati al luogo della mattazione. Nei
lunghissimi viaggi restano per giorni e settimane esposti al gelo più
glaciale e al sole più rovente nelle soste degli scali ferroviari. Molti
muoiono per il trauma delle operazioni sempre violente. Ad alcuni tori
che oppongono resistenza vengono spenti gli occhi a coltellate. Il
sovraffollamento nei camion spesso genera terrore: gli animali finiscono
coll'accalcarsi e calpestarsi, alcuni restano uccisi altri storpiati.
Due animali su dieci non arrivano vivi a destinazione. Infine vengono
scaricati come pietre e condotti terrorizzati sul luogo della
esecuzione, dove vedono i loro compagni precederli e morire di una morte
terribile. Specialmente i vitelli intuiscono la morte e cercano
inutilmente e pateticamente di scappare, mentre i suini emettono urla
strazianti di paura. Come se ce ne fosse bisogno, la sofferenza degli
animali è stata provata anche scientificamente da Mariam Stamp Kawkins,
da Harriet Scheifere, da Edvard Evans e da molti altri.
Un
tempo i bovini venivano uccisi con un colpo di martello da 20 Kg sulla
fronte, ora i macellai usano la pistola con proiettili captivi che
sfondano la scatola cranica, o con una scarica elettrica a forte
amperaggio, 40-60 volts. L'animale viene quindi sgozzato con grossi
coltelli, viene fatto dissanguare, per permettere una buona
conservazione della carne e quindi sezionato. Durante questa operazione
spesso il cuore pulsa ancora di vita. Comunque in breve anche l'animale
più forte e gagliardo è trasformato in un ammasso di cose
raccapriccianti.
I maiali appena usciti dal box (vedono il
cielo e la luce del sole per la prima ed ultima volta) vengono spinti in
un corridoio a grate che finisce nella gabbia dell'esecuzione: quasi
sempre intuiscono ciò che sta per accadergli e fanno di tutto per non
imboccare quel funesto corridoio: l'animale si rifiuta di andare verso
la camera della morte: urla, scalcia, punta gli zoccoli, a volte si
guarda intorno come per implorare aiuto, ma quello che lo aspetta è
tutt'altro che la liberazione. Una volta nella gabbia gli viene messa
una morsa nelle orecchie e una scarica di corrente fulmina l'animale che
finisce in una vasca bollente per ammorbidire il pelo. Guai se il
disgraziato animale resta vivo: è inimmaginabile l'urlo di terrore.
Quindi i maiali sono squartati da una sega elettrica che li divide in
due e seziona la coscia, il lombo, il lardo, la pancetta, la spalla, la
coppa, il guanciale, la testa. II sangue raccolto in enormi contenitori
una volta veniva utilizzato per fare il sanguinaccio (tipo di salsiccia
da molti considerata una prelibatezza) oggi essiccato in polvere viene
utilizzato come concime o mangime nel settore zootecnico.
La
cosiddetta "vitella" è la carne del cucciolo di vitello ucciso prima
dello svezzamento. Una volta venivano condotti al mercato ai primi
giorni di vita e uccisi al momento in modo improvvisato. Oggi si fanno
crescere fino a 15 settimane, impedendo loro di mangiare erba per avere
le carni più tenere e bianche. l vitellini trascorrono la loro breve
esistenza in piccoli box dove vengono continuamente ingozzati tramite un
tubo. l vitellini vengono tenuti anemici perché la carne possa essere
rosa. Per farli mangiare di più vengono tenuti senz'acqua: cercano di
dissetarsi mangiando. l vitellini portati via al 3° o 4° giorno di vita
sentono il bisogno della madre, di succhiare, ma possono solo bere da un
secchio di plastica.
Per gli animali di piccola mole, polli,
conigli, tacchini ecc. la macellazione è più sbrigativa. A testa in giù,
i poveri pennuti, vengono appesi ad una catena mobile che li trasporta
verso la macchina ghigliottina che mozza loro la testa mediante una lama
girevole. Talvolta si usa schiacciare la testa dei volatili con una
grossa pinza. Poi avviene il dissanguamento, lo spiumaggio,
I'eviscerazione, il lavaggio e infine la confezione.
Oggi in
Italia si pratica anche il rito ebraico-musulmano (sia per la presenza
nel nostro paese di gente orientale, sia perché molta carne viene
esportata in quei paesi). Gli ebrei secondo la loro religioni, possono
mangiare solo carne di animali con zoccolo biforcute i musulmani, che
escludono il suino, pesci solo senza scaglie. Però hanno l'ipocrita
delicatezza di non uccidere la madre nello stesso giorno del figlio, di
non catturare i pulcini se la madre vola nelle vicinanze del nido né di
attaccare l'asino allo stesso gioco del bue, perché farebbe doppia
fatica.
Il metodo usato per la macellazione è detto "sechità"
che consiste nel taglio netto della trachea, dei giugulari e
dell'esofago con coltelli affilatissimi. Quindi l'animale viene
capovolto con speciali organi per il completo dissanguamento (il sangue
viene considerato impuro).
Non meno crudele è la sorte dei
pulcini che fin dal primo giorno di vita vengono messi in enormi
capannoni illuminati a giorno 24 ore su 24. Non vedranno mai la luce del
sole se non per essere uccisi. All'aria ammorbata dai loro escrementi
un pollo ha lo spazio a vita grande quanto una mattonella di 20
centimetri di lato.
Gabbie a perdita d'occhio su 3-4 file
sovrapposte da dove cadono attraverso i fili di ferro, di cui sono fatte
la basi, i liquami degli animali soprastanti. Lo stress causa spesso la
pazzia degli animali e quando sono ammucchiati assieme si aggrediscono
sino a ferirsi mortalmente. Il problema dei frequenti episodi di
cannibalismo gli allevatori lo risolvono tagliando il becco dell'animale
pennuto.
Le galline ovaiole sono tenute in un tale stato di
stress che molte si lasciano morire d'inedia o finiscono schiacciate o
storpiate dalla calca delle loro compagne. Le più fortunate muoiono
subito, le altre verranno uccise appena terminato il ciclo produttivo
per essere trasformate in pasticcio di carne o brodo di pollo. Una volta
nati i pulcini vengono scelti velocemente: i malformati e i non maturi
vengono scartati come mele guaste e gettati in contenitori dove saranno
frullati per farne una poltiglia che sarà utilizzata come alimento nel
settore zootecnico o come concime.
Tristemente noto è il
fois-gras. Le palme delle oche vengono inchiodate ai tavolacci. Nel
collo dell'animale viene infilato un tubo dal quale viene
ininterrottamente somministrato un pastone da ingrasso. Il fegato a poco
a poco si spappola e diventa quella "squisitezza" che tanto piace a
certi raffinati palati.
L'allevamento tradizionale non è meno
crudele di quello industriale. In molte località italiane è ancora in
voga il taglio della corna, delle orecchie, la castrazione, il marchio a
fuoco, sempre la separazione dei figli dalle madri.
Oltre alla
macellazione industriale si pratica un po’ dovunque quella clandestina,
locale, familiare: gli animali vengono uccisi, senza la minima
anestesia, da gente improvvisata.
Nei dintorni di Modena viene
tutt'ora praticato il barbaro metodo del bastone conficcato nella bocca
dell'animale fino a sfondare lo stomaco e gli intestini; in una sorta di
impalamento alla rovescia.
A Napoli nei mercati rionali
capretti e agnellini vengono uccisi sul posto dal venditore mediante
tagli imprecisi con coltellacci poco affilati. Nel sud quando un bovino
sgozzato è duro a morire gli viene versata dell'acqua bollente nelle
orecchie (punto debole dei mammiferi) che muore nei più atroci dolori.
Nel sud-est asiatico, nelle Filippine, in Corea, cani e gatti vengono
venduti al mercato la cui carne è considerata una prelibatezza. A
migliaia gli animali vengono ammazzati sommariamente, bolliti o
arrostiti spesso ancora vivi o impiccati per rendere più saporite le
carni. Con le pelli verranno poi confezionate le pellicce gae-wolf.
Non è meno atroce la sorte che tocca agli animali marini. I pesci
pescati con le reti muoiono per asfissia dopo ore di lenta e spasimante
agonia, mentre dimenandosi cercano inutilmente di riconquistare il mare.
Altrettanto crudele è la morte dei pesci pescati all'amo, paragonabile
ad un grosso arpione che si infila nella bocca di un uomo sino a
sfondargli il cervello. Ma la morte più terribile tocca alle aragoste,
bollite ancora vive, e alle piccole lumache uccise a centinaia per
confezionare una sola pietanza.
Budda annovera tra i mestieri
più infami quello di macellaio, di cacciatore, di allevatore di animali,
di pescatore. Pitagora affermava che quelli che uccidono gli animali o
mangiano la carne sono più inclini a massacrare anche i propri animali.
B. Schaw diceva che è ipocrisia lamentarsi della violenza o della guerra
se poi si uccidono gli animali per farne pietanza. Leonardo asseriva:
"Coloro che non rispettano la vita non la meritano". Platone tollerava
l'alimentazione carnea solo ai soldati. S. Girolamo asseriva: "Dopo che
Cristo è venuto non è più permesso mangiare carne" e Porfirio aggiunge:
"Gesù ci ha portato il cibo divino, il cibo carneo è nutrimento per
demoni". Mentre il profeta Isaia dice: "Colui chi uccide un bue è come
colui che uccide un uomo".
Dal 1950 ad oggi il consumo di carne
è aumentato del 122%. Ma ogni violenza ha sempre le sue ripercussioni,
infatti con I'aumento del consumo di carne sono aumentate nel mondo le
malattie più terribili: di queste malattie sono maggiormente colpite le
popolazioni che fanno maggior uso di carne, per contro le popolazioni a
regime vegetariano, o quasi, sono immuni alle stesse malattie. Le
infezioni intestinali dovute alla carne sono all'ordine del giorno:
30.000 casi di salmonellosi in Inghilterra e 80.000 di enterite in
Germania sono solo i dati più noti degli ultimi tempi.
Per
quanto riguarda gli effetti della carne sull'organismo umano, oltre
quelli già descritti ed altri tristemente noti, c'è da dire che la carne
ha legami con il cancro alla mammella e al colon, che il nitrito di
sodio aggiunto alla carne in scatola forma le nitrosammine sostanze
mutagene e cancerogene, che gli eschimesi che si nutrono quasi
esclusivamente di carne e pesce hanno vita media di 27 anni e che il
loro quoziente intellettivo è tra i più scarsi, che l'uso eccessivo di
pesce ha favorito l'insorgere della lebbra in molte zone dell'Asia.
Non meno grave e allarmante è l'aspetto economico della dieta carnea.
Occorrono 16 Kg di proteine vegetali per produrre 1 Kg di proteine
animali. Un capo di bestiame consuma derrate alimentari quanto 12
persone. Con il costo di un Kg di carne oggi si possono comperare 2 Kg
di pasta, 2 Kg di pane, 2 Kg di verdure, 2 Kg di insalata e un litro di
olio. In USA il cibo vegetale consumato per gli animali di allevamento
sfamerebbe 500 milioni di persone. Se l'Europa si nutrisse di vegetali
potrebbe sfamare una popolazione 54 volte superiore e gli U.S. una
popolazione 150 volte superiore, praticamente se tutti i terreni
coltivabili del mondo venissero coltivati per produrre cibo vegetale si
potrebbe sfamare una popolazione di 25 miliardi di persone, con la
logica conseguenza che sarebbe debellata la fame nel Terzo mondo. Un
terreno, che adibito a pascolo da una tonnellata di carne bovina, se
coltivato a legumi darebbe 20 tonnellate di cibo ancora più ricco di
proteine. E infine c'è da considerare che il settore zootecnico ha un
passivo annuo sulla nostra bilancia agroalimentare di 10-12 mila
miliardi, a fronte di una scarsissima fonte occupazionale.
La
spaventosa indifferenza dell'uomo verso l'uccisione degli animali,
considerati cose da trasformare in pietanze, e che si estende, come
abbiamo visto, ai cuccioli preferiti per le loro tenere carni, fa
emergere una considerazione sull'ipocrita malvagità umana. Se
eccezionalmente, un felino (per sua natura predatore e carnivoro) uccide
un bambino per mangiarselo l'animale viene considerato un mostro
crudele e insensibile verso una creatura inerme, allora quell'animale
deve essere sterminato. Ma se è l'uomo ad uccidere un cucciolo, come di
fatto avviene sistematicamente, viene considerato un fatto normale, non
condannabile dalla morale comune. Praticamente sono state invertite le
parti: dall'animale, nella sua natura semplice ed istintiva, si pretende
ragionevolezza, sensibilità e rispetto verso gli esseri umani, mentre
l'uomo, cosiddetto civile, cristiano, filosofo, poeta, è legittimato a
compiere qualsiasi delitto nei confronti di esseri indifesi, senza per
questo sentirsi in colpa verso la giustizia e verso la Vita.
Don Mario Canciani afferma che le popolazioni più crudeli verso gli
animali sono quelle di cultura ebraico-cattolica, nonostante vi siano
molte chiare indicazioni nell'Antico Testamento a rispettare questi
nostri fratelli di viaggio.
Se la storia non è che lo specchio
fedele della condizione morale e spirituale della gente, le violenze,
le ingiustizie, le guerre non sono che la diretta conseguenza della
condizione della coscienza umana abituata, dalla cultura
antropocentrica, a convivere ogni giorno con gli orrori apocalittici dei
fiumi di sangue che vengono versati nei mattatoi per imbandire le
tavole dell'essere fatto ad "immagine e somiglianza di Dio". Si rivela
profetica l'affermazione di Hermann: "Finché vi saranno i mattatoi vi
saranno i campi di battaglia".
Franco Libero Manco (s.j)