A due, a quattro… 6 mani. Si può scrivere a quante mani si vuole,
con l’aiuto di chiunque, fin quando sono invisibili i burattinai che
muovono i fili di ogni penna. Sì, nascosti dal nulla, dalla loro
inesistenza. Ecco non dovrei parlare d’invisibilità, ma d’inesistenza:
non ci sono. Mani non vere – non tangibili – di burattinai inesistenti
che mettono in scena nel teatro di cartone la più reale delle finzioni.
Con estrema facilità; con innegabile abilità. Non vi sono vie contorte o
scorciatoie buie e nascoste. Non c’è l’ombra di una minima voglia di
celare. Tutto è palesemente messo in scena davanti ai nostri occhi e
noi… Ci giriamo dall’altro lato. Noi preferiamo metterci le mani sugli
occhi. E perché? Semplicemente perché sappiamo che quell’ inutile
finzione – quell’inesistente drammaturgia – siamo noi. La bislacca
storia, inventata, dell’uomo. Dopotutto siamo stati capaci d’inventarci
perfino Dio.